“Ma quale doping: mi hanno scambiato le provette”: l’ex Serie A, ammette tutto e si confessa I “Poi ho ceduto per…”
Il doping è una piaga del mondo del calcio - Wikicommons - Ternanatime.com

Il ricorso al doping è da anni una piaga del mondo dello sport, in particolare di ciclismo e calcio. In tal senso la confessione è scioccante
Le due piaghe dello sport sono da sempre le scommesse illegali e il doping. Si tratta di pratiche palesemente illecite di cui purtroppo si conoscono molteplici esempi nel corso dei decenni. Del resto non sono molte le discipline sportive risultate immuni da due ‘virus’ così nocivi.
Il doping in realtà ha fatto la voce grossa soprattutto nel ciclismo e nell’atletica leggera, ma anche il calcio purtroppo è stato flagellato dall’utilizzo di sostanze illecite. Doping ma anche abuso di farmaci che nella sostanza è qualcosa di molto simile.
Nel mondo del pallone non sono solamente grandi giocatori, campioni acclamati dalle folle ad aver commesso l’errore fatale di ricorrere a sostanze proibite, ma anche protagonisti di una sorta di ‘mondo di mezzo’.
Si tratta di ex professionisti che magari per un breve periodo e solo per quello hanno conosciuto il brivido della popolarità prima di finire per sempre nel dimenticatoio. Uno di loro è stato un portiere dotato di grande talento, qualità che non è mai riuscito ad esprimere compiutamente.
Calcio e doping, una storia di errori e di redenzioni
Si è raccontato ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’, il principale quotidiano sportivo nazionale che da qualche tempo dedica una rubrica ad ex calciatori che per svariate ragioni hanno cambiato vita dedicandosi ad altre attività.
Il caso in questione è quello di Angelo Pagotto, oggi 52 anni, una trentina d’anni tra i portieri più promettenti del nostro calcio. La sua è una storia che combina le luci della ribalta e il buio dell’emarginazione. Ed è lui stesso a raccontare i due momenti più drammatici, quelli in cui fu trovato positivo alla cocaina.

Due volte positivo, ma la prima fu un’imboscata
“La prima volta fu un’ingiustizia. Andai a fare il test con un altro compagno del Perugia e con due della Fiorentina. La provetta con l’urina fu scambiata: ci rimisi io”. Nel 2007 arrivò una seconda squalifica ma per quella circostanza Pagotto ha ammesso la propria colpevolezza. “Lì fu un errore. Ero a Crotone, lì c’era chi usava sostanze. Mi chiesero di provare una prima volta e dissi no, poi la seconda, la terza. Infine alla quarta ho ceduto, ma solo quella volta”.
Da allora però l’ex portiere di origine piemontese ha ricominciato a vivere, aiutato dalle persone a lui più care: “Mia sorella mi trovò un posto da magazziniere. Non mi darei nessuno schiaffo in faccia. La serenità di oggi è figlia di quegli errori. Non ero fatto per quell’ambiente. Sa quanto avrei potuto guadagnare? Quanti soldi ho buttato? Nessuno mi rimase vicino, ora ho ricominciato a vivere“.
