Dramma in Nazionale Italiana: ammetto di pensare al suicidio | La pressione l’ha divorato

Un giocatore della Nazionale italiana con il numero dieci sulla maglia/LAPRESSE-ternanatime.com

Ancora un episodio di un calciatore che dichiara un momento di debolezza e la consapevolezza di poter soffrire episodi di depressione.
Troppo spesso è opinione molto comune pensare o immaginare un calciatore, o ai giocatori di calcio in generale, come a persone realizzate, ricche, famose e che nella vita e nella quotidianeità di tutti i giorni possono avere tutto ciò che desiderano. Questo li renderebbe felici senza ombra di dubbio, ma soprattutto invidiati da tutti.
Eppure, come è normale che sia, non sempre i soldi a palate e la popolarità, ma anche un lavoro sognato e desiderato così tanto, rendono in automatico una persona immune da momenti tristi, crisi di identità, attacchi di ansia o panico e addirittura depressioni. Molti calciatori, infatti, sia in passato che in tempi recenti, non sono riusciti a non subire la pressione di dover far bene a tutti i costi o dover condurre una vita impeccabile dentro e fuori il terreno di gioco.
E, così, accade che qualcuno si perde per strada e non riesce a reggere una vita ed una carriera ad alti livelli e per giocare scende di categoria o sceglie posti in cui la pressione si sente meno; qualcun altro smette proprio di giocare a seguito di infortuni gravi o momenti negativi da cui non riesce ad uscire; ed altri riescono a mantenere la loro carriera ad alti livelli, ma subiscono comunque crisi di identità che troppo spesso non vengono manifestate apertamente.
Sono tanti i casi in cui, anche i più insospettabili, hanno confessato momenti di acuta depressione, attimi in cui hanno pensato di mollare tutto e, in generale, difficoltà nel reggere le pressioni del momento e le luci dei riflettori sempre accesse che impongono atteggiamenti e comportamenti impeccabili.
Roberto Baggio e il suo rimpianto più grande
A confessare in una recente intervista tutte le sue fragilità di uomo e campione immenso di questo sport, nonostante parliamo di uno dei più amati di sempre, è stato Roberto Baggio, forse il calciatore più idolatrato in assoluto dagli italiani. Il Divin Codino, grazie alle sue debolezze, si è mostrato molto più uomo che divinità, nonostante spesso è stato dipinto e viene ricordato come tale.
Un tratto tangibile di queste sue fragilità lo ha ripetuto e ricordato anche nell’intervista che il campionissimo ex Brescia, Juventus, Milan e Inter ha rilasciato alle colonne del The Athletic, in cui ha parlato, tra le altre cose, del suo rimpianto più grande, un dolore mai sopito e mai superato che ancora gli procura dispiacere e a volte non lo fa dormire di notte.

Rigore sbagliato a Pasadena, le dichiarazioni di Baggio
Parliamo, ovviamente, del Mondiale americano di Usa ’94 e di quel rigore sbagliato in finale contro il Brasile che costò la definitiva sconfitta della nostra Nazionale in una lotteria che, probabilmente, ci avrebbe condannato anche senza l’errore di Roberto Baggio.
Il grande dolore per quell’errore dal dischetto, però, riecheggia ancora oggi nella mente dell’ex numero dieci azzurro che, ricordando quell’episodio, avvenuto esattamente dieci anni prima del suo ritiro definitivo dal calcio giocato, ammette: “Se avessi avuto un coltello in quel momento, mi sarei accoltellato. Se avessi avuto una pistola, mi sarei sparato. In quel momento volevo morire. È andata così”.