Addio al club dei sogni: “Troppa pressione, troppo coinvolto”: il nazionale azzurro motiva la separazione choc: “Non ho più ansia”

Il giocatore della Nazionale italiana che si è separato - Foto Lapresse - Ternanatime.com

Il talento della Nazionale italiana ha annunciato il motivo per cui ha lasciato il club dei suoi sogni, ora gioca con minore pressione
L’Italia si appresta ad affrontare la Norvegia e la Moldavia per le prime due partite del girone di qualificazione ai Mondiali del prossimo anno. La trasferta contro la squadra di Haaland sarà già lo spartiacque per il primo posto che impedirebbe l’incubo degli spareggi che hanno impedito agli azzurri di staccare il pass per le ultime due edizioni della massima competizione per le Nazionali.
Il commissario tecnico ha accolto i convocati a Coverciano, con qualche novità, come Riccardo Orsolini, premiato dopo una stagione di alto livello, e con molte certezze che dovranno confermarsi nella prossima stagione.
Tra questi un centrale che è reduce dalla sua prima annata in Premier League, con un secondo posto e una semifinale di Champions tra le fila dell’Arsenal, in cui ha conquistato con merito un posto da titolare, diventando in poco tempo un idolo dei tifosi.
Un’esperienza all’estero che rappresenta un ulteriore salto in una carriera che è esplosa lo scorso anno a Bologna, sotto la guida di Thiago Motta.
Oggi è il baluardo della difesa azzurra ma la gavetta è stata dura
Lui è Riccardo Calafiori che si è raccontato ai microfoni di Sky Sport, ripercorrendo il suo percorso, dal prestito al Basilea alla crescita esponenziale nel capoluogo emiliano fino alla consacrazione con i Gunners.
Il difensore azzurro è cresciuto nelle giovanili della Roma ma non è riuscito ad affermarsi in prima squadra, nonostante il desiderio di seguire le veci di bandiere come Daniele De Rossi e Francesco Totti.

Il top player italiano è dovuto scappare dalla Capitale, ecco perché
Calafiori ha spiegato il perché questo intento non si è realizzato: “Per me la Roma è stata un sogno diventato realtà. Per l’età che avevo, non mi sembrava di aver fatto male, ma vivevo le partite con troppa pressione“.
Una confessione sincera che testimonia quanto Calafiori sentisse troppo il peso della maglia: “Ero troppo piccolo e troppo coinvolto, ricordo che ero contento solo quando l’arbitro fischiava e la gara finiva. Ora non vedo l’ora che arrivi il giorno del match, non ho più ansia“.