Dopo gli ottimi risultati conseguiti con la sua Under 17, Mirko Pagliarini si racconta e ci racconta come ha gestito con il suo staff il post pandemia e come ha condotto i suoi ragazzi alla vittoria del girone.
La sua squadra sta disputando un ottimo campionato, con 6 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta, con ancora l’ultima giornata da disputare contro la Sambenedettese. Si aspettava questi risultati ad inizio stagione?
“Sinceramente no. Venivamo da un anno di pandemia dove i ragazzi non avevano giocato e sicuramente mi hanno dato una risposta importante e devo dire che mi hanno sorpreso. Si sono sempre allenati tutti con voglia e partecipazione e chiudere un girone con due giornate di anticipo è un segnale importante”.
Dopo la vittoria del girone, che obiettivi dà alla sua squadra?
“Egoisticamente l’obiettivo principale è andare più avanti possibile, poi come ho detto alla squadra devono vivere la situazione con serenità e tranquillità dato che andremo a giocare con realtà importanti, quindi quello che viene da qui in poi è tutto di guadagnato”.
Vincere non è mai facile, con una pandemia in mezzo lo è ancora di più. Quali sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto affrontare e cosa fa la differenza in questi casi?
“Riprendere post pandemia inevitabilmente porta entusiasmo ma dietro purtroppo c’è anche tanta vita sedentaria. I primi 15 giorni abbiamo un po’ sofferto nel cercare di riportarli con la testa su quello che dovevano fare, farli concentrare, dettare delle regole e tante altre piccole cose e farlo su ragazzi in fase di sviluppo è stato ancora più difficile. Passare da una quotidianità sedentaria ad uno staff che detta gli ordini su quello che si deve fare è un cambiamento importante”.
Quanto è difficile allenare ragazzi in questa fascia d’età, dove vivono il passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta?
“Il rapporto con i ragazzi è fondamentale. Poi è normale, come ogni gruppo squadra, c’è il ragazzo più estroverso, più introverso e quello con il quale devi parlare in separata sede. Allenare ragazzi in questa età è complicato per un semplice motivo: perché a 17 anni vogliono fare gli adulti ma sono ancora bambini. Ho voluto assumere un po’ il ruolo da “stoccatore”, accettando poche giustificazioni e chiedendo il 100% quando sono dentro il campo”.
Che voto dà alla sua squadra e cosa lo ha reso più fiero?
“Alla mia squadra do un bel 8 e la cosa di cui vado maggiormente fiero è l’unità d’intenti che si è creata tra me, lo staff ed i ragazzi. La voglia di non mollare mai, di essere protagonisti e di fare qualcosa di positivo e importante, creando un blocco unico fatto di trasparenza, chiarezza e lealtà, che sono poi i rapporti ed i valori che piacciono a me”.
Del resto, guardando la foto di copertina si può comprendere quale sia il rapporto tra tecnico e ragazzi. Complimenti!
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